La cura delle anime (CTP 8)
8. La cura delle anime
E' l’azione pastorale che i “ministri di Cristo” svolgono per ufficio e mandato della Chiesa al fine di comunicare alle anime i frutti della redenzione per la loro salvezza e santificazione, a gloria di Dio.
Ha una immensa dignità come immenso e incalcolabile è il valore dell’anima individuale e dei beni celesti che si portano alle anime. Chi si dedica ad essa si rende strumento della misericordia di Dio per produrre nell’uomo il Regno di Dio e anche contribuisce all’instaurarsi nel mondo di una vera civiltà.
Ha un carattere di universalità in quanto nessun anima è esclusa dalla carità pastorale, tuttavia il pastore d’anime deve occuparsi soprattutto della porzione di gregge affidatogli, compresi i “lontani” (non praticanti, atei, acattolici).
L’ufficio della cura d’anime si dispiega nel triplice campo d’azione corrispondente ai tre uffici del Redentore:
Maestro (Parola di Dio),
Sacerdote (sacramenti),
Re (legge di Cristo, disciplina)
ed è esercitato secondo la struttura gerarchica della Chiesa.
Il supremo Pastore delle anime è Gesù Cristo: è Lui che conosce, custodisce, guida e dà la sua Vita per le sue pecorelle al fine di condurle ai pascoli eterni.
Il Vescovo in forza della successione apostolica è “vicario di Cristo” quale capo e pastore che presiede una Chiesa locale, è per essa “vincolo di unità”, è “il corifeo” che rappresenta Cristo e anche lo dà e lo trasmette (traditio = trans – dare), è “lo Sposo della Chiesa” a lui affidata (come indica l’anello) e che da lui trae la fecondità per moltiplicare i suoi figli e farli crescere nella vita soprannaturale; è “forma cleris” e “forma gregis”: il modello delle anime e del clero, e perciò è posto in uno stato detto “di perfezione acquisita” e non semplicemente da acquisire (come i religiosi).
Il Romano pontefice è il Vescovo universale “Vicarium Petri” segno efficace dell’unità della Chiesa universale, della fede cattolica e del corpo episcopale di cui è capo.
Il corpo presbiterale e diaconale è intimamente legato all’ordine episcopale: sacerdoti e diaconi sono ordinati come collaboratori del Vescovo e formano un corpo sacerdotale che ha il suo centro e capo nel Vescovo, dal quale è loro partecipato l’ufficio apostolico e pastorale, e al quale devono essere armonicamente uniti come le corde alla cetra.
Tra essi i parroci ricevono una stabile partecipazione di giurisdizione su una porzione del gregge: la parrocchia, parte della diocesi, la quale soltanto è una “Chiesa particolare”.
I fedeli devono essere uniti col proprio Vescovo nell’unità della fede, amarlo in Cristo e far tutto in accordo con lui e quindi coi parroci.
I religiosi dipendono dal Vescovo nel sacerdozio e nell’apostolato (compresi gli Istituti che dipendono direttamente dal Romano Pontefice) e d’altra parte il Vescovo è tenuto a rispettare il carisma proprio di ciascuna associazione o istituto a partire dalla loro formazione spirituale secondo gli esempi e insegnamenti dei fondatori.
Gli Istituti di diritto pontificio sono sovente organizzazioni di apostolato con forme ed estensioni che superano le competenze e possibilità dei singoli vescovi.
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